Edizioni SEB27 compie trent’anni. Gli ha fatto da incubatrice il mondo che condivideva una certa idea del teatro, quella che Gian Renzo Morteo aveva cercato di definire nella sua Ipotesi sulla nozione di teatro (1972, 2019). Marco Chianale, Paola D’Altoè, Fabrizio Dassano, Piero Somaglino, studiarono con Morteo e si appassionarono alla ricerca, facendo esperienza di scrittura, di redazione, impaginazione e stampa con “Linea teatrale”, rivista di studi tra territorio e università. Quei quattro, come tutti i giovani fuoriusciti da quella che allora si chiamava Facoltà di Lettere e Filosofia, erano stati fantasmi operosi di svariate case editrici o cronisti di “imperdibili” eventi locali per testate più o meno significative. Mettendo insieme la fame con la sete si misero in proprio, fondarono una società di servizi editoriali, che divenne ben presto anche un’insegna di edizioni. Lo decisero una sera in osteria, quando l’entusiasmo inzuppato nell’ottimo “vino schifoso” prevalse sul raziocinio. Il nome venne deciso poco più tardi, quando l’oste li buttò fuori, per riuscire finalmente a chiudere la bettola, e loro si trovarono a prendere appunti sotto il bagliore di un lampione: il suo numero di matricola “SEB27”. I quattro, ebbri di mosto e di sogni editoriali, decisero di chiamare come il provvido lampione l’impresa appena concepita; incuranti che si trattasse di un nome repellente a qualsiasi buona norma di marketing. Edizioni SEB27 ebbe dalla nascita una propensione per la saggistica storica e per le questioni di valenza civile su cui si interroga il presente. Alcune perle delle collane “Lassaiz passer” e “Motivé” fregiano significativamente il catalogo. Lo storico Andrea Villa nelle sue Isole del sole, ricostruisce la storia della colonizzazione italiana delle isole del Dodecanneso con un racconto avvincente. In Donne ai tempi dell’oscurità la storica italo-argentina Norma Berti riporta e analizza l’esperienza del carcere delle prigioniere politiche della dittatura di Videla; lei che è stata una di loro, descrive come un regime si possa accanire maggiormente su quelle cittadine che avevano dato doppiamente scandalo, come oppositrici del regime e come donne che di politica non avrebbero dovuto occuparsi. Una prospettiva femminile della lotta di liberazione dal fascismo, ma anche della lotta per acquisire credibilità nel mondo politico di un dopoguerra dominato dagli uomini, offrono i libri di Marisa Sacco, La pelliccia di agnello bianco, e quello di Marisa Ombra, La bella politica. Con qualità letteraria questi due volumi rendono testimonianza del valore di due donne che hanno rischiato la vita per riacquisire la libertà dalla dittatura, e della dedizione delle due autrici, durata tutta la vita, alla “bella politica” e alla memoria storica. Anche Esther Béjarano, musicista per forza nell’orchestra di Auschwitz, dedicherà gran parte della propria esistenza a ricordare gli abominii del passato e quelli che persistono. Il volume La ragazza con la fisarmonica, ripercorre l’esperienza della deportazione ad Auschwitz e a Ravensbrück, ma analizza anche i rigurgiti di razzismo, di nazionalismo e di fascismo del presente. Esther Béjarano a 95 anni cantava con dei rappers per portare ai più giovani messaggi di pace e di fratellanza fra i popoli; dal palcoscenico ricordava l’esperienza dei profughi di ieri come di quelli di oggi, coloro che scappano dalle dittature, dalle guerre e da altre miserie. Di questi temi si occupava Esther Béjarano (ci ha lasciato nel luglio del 2021) come se ne occupa da avvocato Maurizio Veglio, esperto di diritto dei migranti. Il giurista ha intitolato L’attualità del male il libro nel quale ha raccolto gli interventi di colleghi che come lui tutelano gli ultimi fra gli stranieri. I lager libici sono verità processuale, questo il sottotitolo del volume: un’articolata analisi della sconvolgente sistematica violazione dei diritti umani dei migranti nei campi di detenzione in Libia, perpetrata con le complicità politiche e materiali dell’Italia e dell’Europa, incuranti di esternare i propri confini in luoghi senza legge. Veglio è anche autore de La Malapena che affronta invece il vacuum di diritto, vigente sul territorio italiano nei luoghi di detenzione ed espulsione nei quali vengono rinchiusi i migranti a cui si nega la liceità del soggiorno. Ma anche coloro che sono nati o cresciuti in Italia non riescono a ottenere i diritti che gli spetterebbero in un Paese civile: i Protagonisti di un Paese plurale restano spesso Cittadini senza cittadinanza, come ben postulano i titoli di due libri di Roberta Ricucci, che ai figli degli immigrati ha dedicato anni di ricerca sociologica sul campo con la consapevolezza che il modo in cui viene affrontato il tema dei nuovi cittadini misuri il grado di civiltà di un Paese. Ancora l’avvocata Maria Concetta Tringali, nel suo Femminicidio e violenza di genere, analizza il fenomeno trasversale che persiste e che vede le donne impegnate in una lotta impari contro gli ex-partner violenti e uno Stato che con le sue leggi e istituzioni non le tutela come dovrebbe. Un libro in forma di dialogo fra un giurista di lungo corso, Paolo Borgna e un giornalista filosofo, Jacopo Rosatelli, ci racconta invece la storia della Magistratura negli ultimi 40 anni e la sua Fragile indipendenza. I fili tematici che attraversano le collane di saggistica si intersecano con quelli della collana “Tamburi di carta”, che ha un carattere più narrativo. Ecco la serie di Lingua Madre, che ormai da oltre tre lustri lega insieme ogni anno i racconti dell’omonimo concorso rivolto alle donne immigrate in Italia. La deutsche Vita è invece il racconto della giornalista Antonella Romeo, che ha vissuto per quasi vent’anni in Germania: esperienze e incontri professionali e privati, sui quali si riverbera il passato italiano e tedesco, dal Nazismo agli anni che seguono la Riunificazione tedesca. Della stessa autrice è il più recente Sgurbiol, la storia raccontata da una mezzadra e poi operaia modenese, Lelia, la cui vicenda personale accompagna il lettore nella storia sofferta degli anni di formazione della nostra Repubblica e i suoi drammatici precedenti. Infine ci piace menzionare un libro che chiude un cerchio: Avere una musa di fuoco, in cui Piero Somaglino ripercorre la passione da cui è scaturita la casa editrice, quella per il teatro, ma anche per chi si avventura in imprese temerarie, per chi è artefice di intrepidi equilibrismi, per chi persegue la giustizia sociale incurante del prezzo che i potenti gli faranno pagare. Un’allegoria del teatro e di molto altro, rappresentata da personaggi veri e verosimili. Questo è il titolo che Edizioni SEB27 ha scelto per festeggiare i suoi trent’anni di attività.