«Di chi era la voce che è dentro di me, che sarà sempre dentro di me? Uno solo ha potuto ancora gridare, ma la voce era di tanti, di tanti altri giovani, morti così, innocenti, perché noi udissimo, perché raccontassimo…».
Così si conclude la lettera che mio padre, Aldo Garino, mi ha indirizzato nell’ormai lontanissimo 1963 e che apre il suo libro Perchè raccontassimo. Memorie partigiane di un antieroe (Edizioni Seb27), con la prefazione di Battista Gardoncini.
Oltre a ispirare il titolo stesso dell’opera, questa frase mi ha spinta a seguirne, insieme ad Andrea D’arrigo (Istoreto), la pubblicazione nel 2019, trasformando in un volume di oltre trecento pagine i dattiloscritti originali composti immaginando un lascito ai figli, Laura e Mauro. Forse proprio per questo Aldo, nato nel 1924 in una famiglia operaia fortemente legata all’anarchismo torinese, narra le sue vicende partigiane in modo assolutamente antieroico, con il tono discorsivo e spesso ironico di un racconto famigliare. La memoria dà voce alle storie delle persone incontrate e ne emerge un quadro corale di figure e sentimenti. Gli avvenimenti si svolgono tra il 1924 e il 1945 in Piemonte, fra Torino, la Val d’Angrogna, la Valle di Lanzo e Settimo Torinese.
Il suo stile fuori dagli schemi è ora motivo per trasformare alcune pagine del libro nelle 10 puntate del podcast Val Pellice resistente, nato su sollecitazione dell’Anpi di Torre Pellice.
Per realizzarlo ho selezionato brani che si riferissero a eventi verificatisi in Valle Angrogna, dove Aldo, giovane studente in medicina, era sfollato per sfuggire ai bombardamenti su Torino, e dove aveva incontrato Yvonne, che diventerà sua compagna nella vita. Era qui l’8 settembre, e uscito il bando di richiamo alle armi per la sua leva, era salito in montagna entrando a far parte della Banda Bagnau. Nelle letture tratte dal volume viene così ripercorsa la sua avventura di partigiano in valle: la salita alle baite sede della banda, i personaggi incontrati, le fatiche per l’approvvigionamento, la vita del gruppo, la fuga dal rastrellamento del marzo 1944. A questi brani sono stati aggiunti due episodi che non rientrano tra quelli avvenuti in valle e che giungono a narrare la liberazione di Settimo Torinese.
Un ulteriore strumento, più che mai attuale: perché ancora si ascolti, perché ancora si racconti.