

Il volume La guerra alla guerra (a cura di Anna Gasco, prefazione di Anna Bravo, Edizioni Seb27), ha origine nell’ambito della ricerca Donne, guerra, memoria promossa alla fine degli anni Ottanta dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, e che si svolse sotto la guida di Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, due tra le più importanti studiose italiane di storia delle donne. Il sottotitolo del libro recita infatti Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945.
Sebbene le ventun testimoni ormai non siano più tra noi, il volume è purtroppo terribilmente attuale, infatti mai si è tanto sentito parlare di guerra come oggi. Strutturato come un romanzo corale, il racconto prende le mosse dall’annuncio della dichiarazione di guerra dato da Mussolini e si snoda tra mille vicende drammatiche e piccoli grandi eroismi fino a concludersi con la Liberazione, che è insieme festa e ultimo spargimento di sangue.
Le donne intervistate parlano di un fronte interno fatto di bombardamenti, di sfollamento e di continua ricerca di cibo per nutrire vecchi e bambini e per inviare pacchi a fratelli e mariti prigionieri; un’attività faticosa e anche pericolosa perché si doveva necessariamente avvalere della borsa nera e quindi avveniva nella clandestinità. Molte saranno quelle che l’8 settembre rivestiranno di abiti civili un esercito in fuga e impediranno così la cattura di tanti giovani soldati lasciati a se stessi senza direttive. Altre aiutano e nascondono ebrei e partigiani, ben consapevoli del rischio che corrono.
In un modo o nell’altro in guerra sono tutte, ma alcune decidono di partecipare attivamente in prima persona alla lotta di liberazione dal nazifascismo e lo fanno senza le armi e con le armi. Le prime assicurano soprattutto i collegamenti, portano informazioni, documenti, medicinali, esplosivi e superano i posti di blocco rischiando la vita senza neppure il conforto di un’arma per difenderla. Altre combattono armi in pugno, ma sono ben consce di quanto la violenza sia la triste necessità di un momento in cui l’occupante non lascia alternative. «Si era in guerra e bisognava combattere» dichiara Anna Cherchi, che pagherà la sua scelta con la deportazione nel lager dove sarà sottoposta ad un esperimento “scientifico” che le costerà 15 denti sani. «Le donne danno la vita, non possono dare la morte» è la riflessione di Marisa Sacco, che nello stesso tempo si interroga sull’impossibilità della Resistenza di cui lei stessa fa parte, se si tiene conto di quel principio (di Marisa Sacco si veda anche La pelliccia di agnello bianco. La “Gioventù d’azione” nella Resistenza, Edizioni Seb27).
Il libro lascia parlare direttamente le testimoni senza aggiungere nulla. Perfino il titolo è l’espressione che Matilde Di Pietrantonio usa per definire la sua partecipazione alla lotta partigiana. «Io ho fatto la guerra alla guerra» dice e spiega così la sua decisione di sequestrare dei tedeschi per strada al fine di ottenere in cambio dei condannati a morte, riuscendo in questo modo a salvare una quarantina di vite. Perché è proprio l’affermazione della vita contro la morte a informare i gesti e i pensieri delle protagoniste de La guerra alla guerra.
Il dvd omonimo, allegato al volume (regia di Anna Gasco), ci permette di vedere e ascoltare la voce delle donne che ne popolano le pagine. Impossibile non ammirarle e amarle, sono volti e parole che non si dimenticano facilmente. Insieme a loro si sta con il fiato sospeso, ci si commuove e ci si indigna, si ha paura e si spera, a volte si sorride e si ride perfino di gusto nel rievocare vicende finite bene. Sempre si pensa e infine si arriva a rendersi conto di quanto sia atroce, mostruosa e inutile ogni guerra.