Nei dintorni della schizofrenia
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Descrizione
Ci sono molti modi di fare la psichiatria. O di non farla. Quando Th. S. Szasz scrisse il suo libro Il mito della malattia mentale egli si riferisce unicamente all’isteria e non fa che ripetere la critica di Babinsky all’isteria di Charcot. Una simile generalizzazione estesa a tutte le malattie mentali è un falso sul quale si sono appoggiate le contestazioni del 1968. Così non vi sarebbero malattie mentali. Oppure esse sono “sociologiche”, una tesi che è piaciuta molto in quel periodo. Chiedendo ad un collega se pensava che una paziente che era stata ricoverata potesse essere una schizofrenica, egli si stupì che ancora credessi all’esistenza di tale malattia. Eppure essa è classificata nelle varie edizioni del DSM. Non che ciò costituisca una verità assoluta, tanto più che i criteri con i quali esse sono state costruite sono riavvicinabili alle nosografie kraepeliniane di oltre un secolo fa. Anche se i DSM sono utilizzati attualmente nell’insegnamento universitario della psichiatria e nella medicina legale. Che la psichiatria sia in crisi, e ancora prima di lei la psicopatologia è un fatto accertato. Eppure esiste una mole immensa di riferimenti bibliografici sulla schizofrenia e se anche essa non corrisponde più al quadro clinico descritto da Bleuler, è pur tuttavia un insieme di disturbi psichici che la psichiatria riconosce.
GUSTAVO GAMNA. È stato medico, docente in psichiatria, direttore dell’ospedale psichiatrico di Collegno (quando, coi suoi tremila pazienti, era il più grande d’Italia), direttore dei servizi psichiatrici territoriali di Torino, presidente dell’ADEG (Associazione per la prevenzione e lo studio del disagio giovanile), direttore di “Annali di freniatria e Scienze affini”, autore di innumerevoli monografie e saggi.