Dario Lanzardo

30 scatti su Glauber Rocha

Contributi di Paolo Bertetto, Stefano Della Casa, Marco Ferrari, Goffredo Fofi, Lino Micciché
Edizioni SEB27 / L'Atalante -
4
ISBN88-86618-22-0
Pagine: 48
Formato: 22x22
Anno: 2001

10,30 

Descrizione

Che cosa rappresenta Glauber Rocha per chi ha passato una gioventù equamente divisa tra movimento studentesco e cinema? Semplicemente questo: la scoperta che poteva esistere un cinema militante realmente attraversato da una passione per il cinema, e non solo dalla voglia di far politica. Adesso sembra poca cosa, allora non lo era: anche perché il cinema militante, soprattutto quello italiano e francese, teorizzava l’annullamento (il suicidio) dell’intellettuale e quindi veniva giudicato in base alla correttezza politica dei contenuti e non per come li raccontava. Adesso sembra puro zdanovismo, e forse è proprio così, ma credo che tutte le idee vadano giudicate avendo ben chiaro il tempo storico in cui sono nate. I giovani del ’68 hanno conosciuto Rocha soprattutto grazie al festival di Pesaro e poi nelle proiezioni organizzate dai vari CUC (che erano attraversati dalle idee del movimento studentesco), dai primi cinema d’essai, dai nascenti cineclub. Quando ho visto Il leone ha sette teste, ho capito che comunque a Rocha era stato fatto un torto fondamentale già nella traduzione del titolo. Der Leone Have Sept Cabeças. Un titolo dadaista ma anche profondamente politico e morale: mescolando insieme le cinque lingue dell’imperialismo, Rocha enuclea la sostanza dell’idra che avvolge il Terzo Mondo, succhiando materie prime e estraendo plusvalore. Glauber è figlio dei suoi tempi e non dei nostri, e quindi sarebbe sbagliato parlarne come di un “no global” ante litteram. Ma osservando le belle immagini di questa mostra, si legge nel suo sguardo una ribellione intensa ma ironica, sofferta ma sempre umana e non fanatica. Allora, con tutti i nostri li-miti, io e i miei amici ci sentivamo così, soprattutto quando uscendo dalla proiezione di Il Dio Nero e il Diavolo Biondo siamo rimasti fino all’alba a discutere di quanto avevamo visto. E mi piace pensare a Rocha come a un nostro simile, che non ho mai avuto occasione di conoscere ma che mi è stato molto vicino. (Stefano Della Casa).