Konzentrationslager
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Descrizione
Antonino Di Salvo ha scritto questa memoria, fino a ora inedita, tra il 1946 e il 1948. È un racconto forte, scritto “a caldo”, pieno di emozioni e ci aiuta a riflettere sugli esiti estremi a cui le politiche di esclusione dei regimi totalitari hanno condotto l’Europa. Nella tranquilla vita di un farmacista di Briga Marittima, nella Valle Roja, irrompe l’ombra lunga del fascismo. Antonino Di Salvo è ingiustamente accusato di attività contro il regime, verso il quale non nutre comunque alcuna simpatia, subisce una persecuzione sistematica con delazioni, interrogatori, arresti temporanei. Si rifugia con la moglie, Nan, e i due figli, Boris e Sheila, tra le montagne della Val Varaita aderendo alla lotta partigiana. Dopo l’improvvisa scomparsa della moglie, costretto ad affidare i bambini ad amici fidati, prosegue la clandestinità tra Torino e le vallate del Piemonte occidentale. Nel dicembre del 1944, ancora per opera delle spie fasciste, viene arrestato e successivamente deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Una narrazione di memoria nata dal bisogno di testimoniare il dramma di una fase storica segnata dall’emergere del lato peggiore dell’umanità e come indignata reazione all’amnistia dei crimini fascisti. La conclusione è un grido di libertà e di rimpianto nell’assistere a una democrazia debole e incapace di vera giustizia.
ANTONINO DI SALVO, nato a Demonte (Cuneo) l’8 luglio 1903. Farmacista a Briga Marittima, viene accusato di spionaggio perché sposato con una inglese e si rifugia perciò con la famiglia presso i partigiani di Casteldelfino in Val Varaita. Tornato a Briga nel dicembre 1944, viene arrestato per una delazione e portato al carcere di Cuneo. Viene trasferito alle Nuove di Torino, poi a San Vittore e infine a Bolzano. Agli inizi di febbraio viene deportato (trasporto Tibaldi n. 119) e arriva a Mauthausen il 4 febbraio 1945, dove gli viene assegnato il numero di matricola 126526 ed è classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza). Qui viene liberato dagli americani ai primi di maggio 1945. Stabilitosi a Mondovì, lavorerà, fino alla pensione, come insegnante di materie scientifiche presso le scuole superiori di Savigliano. Morirà a Fossano il 5 ottobre 1993.
[Volume inserito nella serie “Segni-parole-voci” a cura di ISTORETO]